“Due mesi, due oggetti” è il laboratorio di fotografia che si è tenuto a Casa Carli nei due mesi di lockdown, ed è stato l’occasione per chi vive in Comunità di raccontare se stesso agli altri coinquilini, partendo dalla scelta di due oggetti della propria quotidianità
MANIAGO – Le giornate trascorse all’ombra del Covid-19 possono trasformarsi in occasione per sviluppare progettualità volte a stimolare una conoscenza più approfondita non solo di se stessi ma anche dei propri coinquilini. È quanto accaduto alle persone residenti a Casa Carli, Comunità alloggio per la disabilità di Maniago, dove l’equipe della Cooperativa sociale Itaca, che gestisce il servizio, ha proposto una sorta di viaggio dentro di sé e verso gli altri a partire dalle immagini.
La richiesta, in realtà, è arrivata proprio dai residenti, che hanno proposto l’organizzazione di un laboratorio di fotografia digitale. Se ne sono occupati gli educatori che seguono il filone artistico espressivo attraverso l’Officina Creativa e che anche nei due mesi di lockdown hanno continuato a proporre diverse altre attività.
Grazie alla guida e alla supervisione dell’educatore e fotografo Fabio Passador, lo staff di Itaca ha mostrato ai coinquilini di Casa Carli le principali nozioni di composizione dell’immagine e di uso della fotocamera digitale, con tanto di esercitazioni pratiche in cui un po’ tutti hanno avuto la possibilità di cimentarsi dietro la macchina fotografica. È seguito un paziente lavoro di catalogazione e archiviazione delle immagini.
Nel corso delle diverse sessioni di fotografia, che si sono tenute rigorosamente tutte a Casa Carli rispettando le disposizioni ministeriali e regionali per il Covid-19, sono stati gli stessi corsisti a diventare soggetti e protagonisti delle immagini attraverso vere e proprie lezioni di ritratto ambientate all’esterno, che hanno prediletto gli ampi spazi del giardino della casa dei quali, come d’abitudine, sono proprio i residenti a prendersi cura.
Dalle tecniche fotografiche al racconto il passo è stato breve. Gli educatori hanno, infatti, proposto ai corsisti di raccontare qualcosa di sé partendo dalla scelta di due oggetti: il primo, doveva rappresentare il proprio oggetto del cuore; il secondo, un oggetto che nei due mesi di lockdown avevano utilizzato spesso. Il risultato è stato decisamente curioso e stimolante, a tratti appassionante. Anche perché in molti casi si è trattato di scegliere qualcosa di intimo, di rendere palesi a tutti gli altri coinquilini emozioni e pensieri anche molto personali, che legavano ognuno non tanto all’oggetto prescelto, quanto al ricordo della persona cui quell’oggetto si riferiva, e che nei due lunghi mesi di lockdown non avevano avuto la possibilità d’incontrare. Ne è nato un prezioso momento di ascolto e di riflessione, ma anche di conoscenza di se stessi e degli altri.
Come primo oggetto Michela ha scelto la palla, che per lei ha il significato del gioco e del divertimento insieme agli altri, mentre il secondo oggetto sono stati i pennelli, che hanno rappresentato il tempo dedicato ai laboratori creativi.
Sabrina ci ha mostrato il suo libro dei pensieri, creato dai ragazzi dell’Officina Creativa, dove trascrive i suoi pensieri positivi, quelli che la fanno stare bene. Anche lei ha scelto i pennelli come oggetto rappresentativo della quarantena, ma non in chiave personale bensì perché le ricordavano il “moroso”, a cui piace molto dipingere e che non ha potuto incontrare per circa due mesi.
Giuliana ha espressamente chiesto di immortalare la statuetta della Madonna, un regalo che la sorella le ha portato di ritorno da un pellegrinaggio a Medjugorje. E poi ci sono le sigarette, immancabili nelle lunghe giornate di primavera.
Come primo oggetto Giovanni ha scelto di chiedere a Michela e Michele due loro effetti personali, gli occhiali e l’orologio, che rappresentano per lui la forza della loro amicizia. Come secondo, ha indicato la paletta e il piccolo rastrello che ha utilizzato per ripristinare l’orto di Casa Carli, che sta dando tanti buoni frutti e che lo fanno stare bene, perché si prende cura quotidianamente delle piantine che stanno nascendo.
Michele, anche lui impegnato nella potatura delle piante e delle siepi, ha voluto rappresentare le forbici da vite, strumento che conosce molto bene e che usa fin da bambino. E sempre legata ai ricordi d’infanzia la scelta di riviste specializzate in macchine agricole, che gli venivano regalate da un vicino di casa quand’era bambino, il quale gliele portava perché conosceva questa sua passione, come fosse un suo nipotino.
Patrick, infine, ha indicato un oggetto che gli è stato regalato e che indossa sempre, una collana con vari simboli, che ne racchiudono uno molto più grande per lui, l’amicizia. Mentre il suo smartphone rappresenta il mezzo che lo ha tenuto vicino ai suoi affetti più cari.